Incontro Il maestro Maltese, nella città di Lucca, per parlare di questa disciplina storica.
- Maestro come mai in questo periodo ha reso accessibile a tutti questa disciplina cosi antica chiamata Scherma Jonica?
I tempi sono maturi perché le persone possano accettare e comprendere le radici storiche e tecniche di una disciplina che nulla ha da invidiare a quelle provenienti dall’altro capo del mondo.
Non lasciamoci ingannare dal termine scherma poiché immediatamente la mente corre ai film di cappa e spada oppure alle competizioni olimpiche di fioretto, spada e sciabola. Nel passato con questo termine si intendeva l’arte delle difesa personale e il mestiere delle armi esercitato anche da capitani di ventura che hanno esportato l’arte marziale in ogni angolo del pianeta. Le isole filippine con le loro arti marziali via di mezzo tra arti orientali e arti occidentali sono l’esempio più eclatante.
- Come è arrivato al recupero della scherma Jonica?
Ho iniziato lo studio delle arti marziali da bambino con il JUDO e la difesa personale disciplina che non ho mai abbandonato, anzi sulla soglia dei 60 anni, il mio maestro Giorgio Ciampi mi ha conferito il 6 Dan. La mia attività si è rivolta soprattutto però alla diffusione delle arti di combattimento del sud est asiatico in particolare al Kali filippino e al Pencak Silat indonesiano-malese discipline che ho adottato e insegnato in ogni ambito del tessuto sociale: palestre, scuole, accademie, Università (Statale di Milano), reparti speciali (SOS carabineri) ecc… Discipline che ho anche diffuso sul territorio europeo e mondiale con corsi, lezioni, seminari, video, libri, centinaia di articoli sulle riviste specializzate di tutto il mondo.
La scoperta del kali filippino è avvenuta dapprima col maestro Matagay (guardia del corpo di Marcos) poi con il noto Dan Inosanto (allievo di Bruce Lee), il compianto Richard Bustillo, l’inglese Bob Breen e numerosissimi altri in Europa, America e Oriente. La variegata arte marziale delle isole filippine ha riacceso in me una fiaccola mai sopita: la riscoperta delle discipline di casa nostra. Già nel libro “spada e daga l’arte marziale europea nel kali filippino” e in “arti Marziali Italiane” entrambi pubblicati con ed. Mediterranee di Roma ed anche nel prestigioso servizio a cui ho collaborato con la Tv Giapponese espongo l’ipotesi che l’arte filippina è così diversa dalle altre discipline marziali orientali perché conserva, al suo interno, il patrimonio marziale italiano e spagnolo.
La scherma di coltello semplicemente definita “scherma”, oggi “scherma corta” per distinguerla da quella olimpica, era una disciplina necessaria per la sopravvivenza in un sud Italia doveva lo stato era spesso assente e quando c’era girava lo sguardo altrove per non vedere soprusi a cui erano sottoposti gli umili. Per cui il coltello divenne per l’uomo del sud ciò che fu la katana per il samurai giapponese.
- di che area geografica parliamo?
L’area Jonica comprende tutte le attuali regioni che si affacciano sul mare Jonio e non mi riferisco solo a quelle italiane anche se per la nostra attività sono state le più produttive.
In queste regioni si sono intrecciate culture molto diverse tra di loro talvolta provenienti anche da molto lontano : dalla Spagna, dalla Grecia, da Bisanzio, dagli ottomani (i calabresi erano arruolati spesso tra i Giannizzeri)…
L'attuale suddivisione amministrativa in contesti regionali non ha significato una netta differenziazione tra culture, etnie, costumi: spesso, anzi, le origini storiche comuni hanno fatto sì che, pur all'interno di contesti regionali separati, i medesimi usi si siano riproposti, magari con sottili differenti sfumature.
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