Fumo e sport. Smettere di fumare con l'attività fisica, si può?

Il fumo e lo sport. Smettere di fumare con l’attività fisica, si può?

Sebbene esso sia stato definito in passato “erba sanata”, per le sue presunte proprietà terapeutiche, evidenze scientifiche mostrano oggi, in modoinequivocabile, come il tabacco e quindi il fumo danneggino gravemente la salute, sia di chi fuma in modo attivo sia di chi subisce passivamente questa pessima abitudine, e come essi influenzino in modo negativo l’attività sportiva. 

L’assunzione delle diverse componenti di una sigaretta provocano, tanto sul breve quanto sul lungo periodo, danni che, nonostante le campagne antifumo (le lezioni nelle scuole, le immagini di morte e i messaggi chiari stampati sui pacchetti di sigarette), la maggior parte dei fumatori ignorano o sottovalutano, influenzati forse da decenni di esaltazione del fumo – status symbol del successo, della creatività e della trasgressione - da parte della cultura dominante e del cinema, che alla questione ha dedicato intere pellicole, come l’indimenticabile Coffee & Cigarettes, di Jim Jarmusch.

La sola nicotina, il composto di base del tabacco, al suo stato puro sarebbe letale, se un fumatore inalasse in una sola volta quella che solitamente assume in una settimana. Ha la comprovata capacità di indurre dipendenza, tanto che l’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’ha da tempo inserita tra le sostanze che determinano assuefazione, alla stregua dell’alcol e degli stupefacenti, per il fatto che anch’essa stimola il sistema dopaminergico, quello che presiede alle sensazioni di piacere, generando così da subito assuefazione. Altamente tossico è a sua volta il monossido di carbonio, che inibisce il trasporto di ossigeno deteriorando l’attività di cervello, cuore e muscoli, dal che si capisce come il fumo sia rigorosamente controindicato per chi pratica, a qualsiasi livello, l’attività sportiva. 

Infine in una sigaretta, e in misura di poco minore in un sigaro, sono presenti altri componenti tossici – gli aldeidi, l’acroelina, alcuni metalli come l’arsenico e il piombo – che hanno un’azione lesiva sulle vie aree e sui polmoni, andando a modificare le proprietà del muco che ricopre trachea e bronchi e quelle del liquido che bagna i polmoni, il quale ha la funzione di drenare via le sostanze estranee inalate: questo provoca una perdita di protezione contro quegli agenti batterici e virali che si insediano nell’organismo dando luogo a stati infettivi e infiammatori che, nei tabagisti più accaniti, giungono fino a cronicizzarsi in infiammazioni permanenti.

Le conseguenze più gravi di quella che, come si è detto, è considerata a tutti gli effetti una dipendenza, sono tuttavia quelle che essa ha sul sistema cardiovascolare, con un aumento del rischio di malattie coronariche, e sulla possibile insorgenza di tumori, se si pensa al carcinoma polmonare, che nei fumatori ha un’incidenza 20 volte superiore rispetto ai non fumatori, ma anche ad altri tipi di tumori, che interessano i remi e la vescica. Conseguenze per lo più devastanti, che sempre secondo l’OMS provocano ogni anno il 20% delle morti tra la popolazione mondiale, 80.000 soltanto nel nostro paese stando ai dati ministeriali, e che tuttavia non impediscono che questa consuetudine si diffonda sempre più rapidamente, specialmente nei paesi in via di sviluppo.  

Ma, esattamente, quali sono le conseguenze che il fumo ha su chi pratica sport? È noto che esso peggiora le prestazioni sportive, e per questo non sorprende che la percentuale di sportivi fumatori sia piuttosto bassa. Essa certo varia da sport a sport, e da ruolo a ruolo: si trovano numeri più alti nei giochi di squadra, che non puntando sulla prestazione fisica del singolo consentono alle persone di sentirsi meno responsabili del proprio stato di salute, e in cui la componente tattica è più importante di quella sportiva, mentre abbiamo percentuali più basse nelle discipline individuali, come quelle dell’atletica leggera. La media degli sportivi fumatori si attesta comunque intorno al 26%. 

Gli effetti di questo vizio su chi pratica attività fisica sono però molti, sia cronici che acuti, tutti indistintamente negativi. Da test eseguiti in parallelo su atleti fumatori e non, risulta che i primi, che molto spesso fumano prima di una gara o di una partita, possiedono una minore resistenza, per la difficoltà che incontra l’ossigeno nel raggiungere i muscoli, causata dalla presenza del monossido di carbonio, ma anche per vasocostrizione a livello muscolare, diminuzione significativa dell’efficienza cardiaca, e altri ostacoli che incontrano i muscoli nel bruciare grassi; nel lungo e medio termine si registra poi un peggioramento drastico delle caratteristiche anaerobiche, un abbassamento della frequenza cardiaca, un generale deterioramento delle funzioni del cuore.

Ci si è chiesti però in quale modo l’attività sportiva possa ridurre i danni provocati dal fumo, e se, a fronte dell’inefficienza di altri metodi – tra cui, talvolta, gli interventi di esperti negli istituti scolastici – essa possa rivelarsi utile per allontanare ragazzi e adulti da questa pratica nociva. Parlare delle ripercussioni del fumo sull’organismo non ha sempre ottenuto, come abbiamo visto, e come ci dicono le statistiche, gli esiti sperati: effetti che potrebbero manifestarsi avanti nel tempo non destano infatti preoccupazione tra i giovani, o quanto meno, per loro come per molti loro genitori, finiscono per non reggere il confronto con il piacere immediato che la sigaretta dà. 

Più potenti si sono dimostrati i messaggi relativi all’invecchiamento precoce della pelle e al rischio di impotenza che dal tabagismo può derivare. Tuttavia, è opinione di molti ricercatori che la pratica sportiva possa avere effetti più benefici e duraturi sulle persone: chi pratica attività fisica tende infatti a fumare un numero minore di sigarette rispetto a chi è sedentario, riesce al contempo ad arginare considerevolmente la probabilità di infarto cardiaco e di altre malattie cardio-circolatorie, ed evita un abbassamento dannoso del cosiddetto colesterolo buono, le HDL. Chi, praticando sport, decide di smettere avverte poi fin da subito un miglioramento delle attività respiratorie, e quindi delle qualità aerobiche. 

Infine ci sentiamo di ricordare come l’attività fisica inneschi, su un piano psicologico e in modo del tutto sano, quelle sensazioni di piacere e di gratificazione che possono sostituire quelle indotte dal fumo. Un motivo in più per incoraggiare la pratica sportiva nella scuola, che è anche e soprattutto luogo di educazione alla salute.

dal sito www.edusport.itdi Arianna Adorni 

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