Analisi della postura e dell’appoggio plantare di un gruppo di calciatori dilettanti

Se osserviamo gli atleti di alto livello che praticano il medesimo sport, notiamo che ci sono delle particolarità fisiche che li accomunano. Allo stato attuale di specifiche ricerche, risulta evidente l’esistenza di una stretta relazione tra appropriate caratteristiche fisiche e morfologiche individuali e la pratica di una determinata disciplina sportiva. La struttura somatica è di grande importanza in ambito sportivo in termini di biomeccanica, in
relazione ai costi energetici e per la corretta esecuzione del gesto atletico. La sua valutazione è un importante fattore di conoscenza in quanto permette una classificazione morfologica e somatica degli atleti.
Esiste quindi un rapporto fra efficienza motoria, rendimento sportivo e alcune alterazioni posturali, visto che numerosi studi scientifici hanno ormai dimostrato che l’iperprogrammazione delle catene muscolari influenza la postura.
Quando una postura crea un fattore di danno o di rischio per sovraccarico meccanico o per ripetitività del gesto si definisce come “postura incongrua”: è questo il caso del calciatore, sia esso professionista o dilettante. Essendo infatti il calcio un’attività sportiva asimmetrica, è causa di squilibri a tutto il sistema tonico posturale. Tali squilibri possono divenire nel tempo la causa di algie ad articolazioni e muscoli e limitare l’atleta nella pratica dell’attività sportiva stessa.
Sappiamo tutti che ogni calciatore ha un piede che predilige nel calciare il pallone e di conseguenza un piede “d’appoggio”. In questa situazione, il piede d’appoggio sarà quello a sopportare il carico maggiore, mentre il piede con cui si andrà a calciare, quello interessato al gesto atletico, sarà esente dal carico e su di esso verrà impressa una notevole quantità di forza esplosiva ad alta velocità.
Il calciare non è solo uno dei gesti più frequenti nel gioco del calcio, ma anche quello che distingue il calcio dalla maggior parte degli altri sport.
L’azione del calciare il pallone non consiste solo nella semplice flessione dell’anca ed estensione del ginocchio, ma è anche caratterizzata da un’importante componente in adduzione del movimento articolare. Ne deriva che la pratica intensa di questo sport richiede una potente attività dei muscoli adduttori, che è quindi responsabile dello sviluppo accentuato di questi muscoli e che si può osservare nei giocatori di calcio. Ciò si riflette nel caratteristico aspetto clinico dell’arto inferiore di questi atleti, contraddistinto da muscoli adduttori molto forti ma anche molto accorciati. Si sviluppa infatti nei calciatori uno squilibrio muscolare a livello dell’articolazione del ginocchio, con i muscoli adduttori, sul lato interno del ginocchio, molto forti e accorciati e i muscoli abduttori, sul lato esterno, relativamente deboli. Questo squilibrio muscolare dà origine, attraverso i potenti muscoli adduttori lunghi (gracile, semitendinoso e sartorio), ad un carico compressivo elevato sul compartimento mediale del ginocchio che potrebbe contribuire in maniera significativa allo sviluppo della tipica deformità in varo del ginocchio.
E’ intuibile quindi come si riscontri spesso asimmetria nella postura del calciatore.
L’impegno atletico del calciatore è oggi scandito da ritmi di allenamento non indifferenti: i carichi di lavoro costringono a recuperi veloci ed ogni particolare tecnico-atletico deve essere curato nei dettagli e non sempre si ha il tempo di farlo.
Tra questi l’assetto del piede è di fondamentale importanza, non solo ai fini della miglior funzionalità dello stesso, ma anche dal punto di vista posturale, coinvolgendo le articolazioni di ginocchio, anca, bacino e schiena.
La necessità, da parte del calciatore, di dover esprimere un gesto tecnico, spesso di tipo balistico, ad alta velocità o comunque in condizioni di equilibrio precario impone la ricerca del miglior assetto monopodalico.
L’articolazione tibio-tarsica e tutta la struttura del piede del calciatore sono quindi a rischio per l’imprevedibilità e l’occasionalità di talune situazioni di gioco che possono stressare oltremodo le strutture legamentose, oppure per come debbano sopportare un carico massimale anche in condizioni estreme, in relazione a condizioni di terreno duro, dove il trauma metatarsale è frequente in corrispondenza dei tacchetti. Questi ultimi possono trasmettere gli effetti negativi dell’urto sul terreno all’articolazione metatarsofalangea, un punto anatomico molto delicato.
Quando poi la pratica continua negli anni, la minor elasticità tendinea e legamentosa può creare seri problemi.
Se tutto questo vale per il calciatore professionista ancor di più varrà per il giocatore a livello amatoriale, che spesso incontra campi non in buone condizioni e dove frequentemente la preparazione atletica non è ottimale.
Nello studio esposto in questa tesi abbiamo analizzato un campione rappresentato da un gruppo di 20 calciatori dilettanti compresi tra i 18 e i 28 anni.
L’obiettivo era quello di provare a riscontrare, oltre all’ormai famoso atteggiamento in varismo del ginocchio, altre corrispondenze posturali di questi sportivi, per mezzo di un’analisi posturale e baropodometrica statica e dinamica, confrontata con l’anamnesi di ogni esaminato e la letteratura scientifica che prende in considerazione le alterazioni posturali, le patologie e gli infortuni caratteristici dei calciatori.
Dopo un’anamnesi di ogni giocatore riferita principalmente agli anni di pratica, al ruolo in campo, agli infortuni occorsi negli ultimi tre anni e ad altre note personali utili ai fini della nostra ricerca, si è passati all’analisi vera e propria, effettuata in due fasi: in una prima posturale statica e in una seconda baropodometrica, per mezzo di solette sensorizzate collegate ad un sistema computerizzato (Parotec System).
Nella prima fase quindi, di osservazione statica in postura eretta, per mezzo di un esame con filo a piombo, sono state evidenziate tutte le alterazioni posturali riscontrabili nelle curve fisiologiche della colonna vertebrale, quali iper o ipo curve e inclinazioni e rotazioni dei cingoli scapolare e pelvico.
Si è prestata attenzione inoltre, alle alterazioni posturali delle ginocchia e dei piedi; per un’analisi più specifica dell’appoggio possibili problematiche relative (zone di sovraccarico, varismo, valgismo, cavismo e piattismo) sono state effettuate ed analizzate anche le impronte plantari.
Nella seconda fase di analisi baropodometrica invece, prima staticamente e poi dinamicamente, è stato appunto sfruttato il Parotec System, capace di rilevare tutte le informazioni riguardanti le pressioni, i carichi e gli spostamenti di baricentro dell’individuo in situazione statica e dinamica durante le fasi del passo.
I casi così studiati, sono stati poi confrontati tra loro alla ricerca di dati sensibili e significativi, che potessero risultare ipoteticamente, caratteristici propri della postura dei calciatori.
Tutto questo potrebbe essere utile anche ai fini dell’allenamento e della prevenzione da infortuni sul campo di calcio; infatti, unendo le conoscenze anatomiche, biomeccaniche e tecniche a quanto ci è stato possibile riscontrare con questi esami e alle innovazioni tecnologiche, si potrebbe integrare l’allenamento con esercizi posturali mirati e ausili (plantari), che permettano di prevenire determinate patologie o infortuni.

articolo preso da http://www.fisiobrain.com/

di Fabio Zanforlin, Fisioterapista

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